– Una realtà sociale: proprietà e contadini

Al momento, non abbiamo ancora una chiara successione degli eventi che portarono i Cavalieri Gerosolimitani al possesso dei terreni nel territorio di Vignanello.

Quello che al momento è noto è che l’11 maggio 1561, in un momento particolare della storia del paese, con il governo instabile di Ortensia Farnese Marescotti e di suo figlio Alfonso, venne convocato il Consiglio Generale della Comunità di Vignanello.

Il Consiglio, radunato nell’antica Chiesa di S. Maria, deliberò la conferma della donazione di terre fatta alla Commenda nelle mani del delegato dell’allora Commendatore Montino Priorati. Il documento non è chiaro circa le motivazioni di questa donazione, né circa la sua origine, ma già dà una chiara indicazione circa la vastità di questi possedimenti.

Nel 1578, i cittadini di Vignanello, nello stilare gli accordi fra la Comunità e Ortensia e Alfonso Marescotti, chiedono espressamente che vengano applicate nei confronti di chi lavora in affitto le terre dei Conti le stesse regole che valgono per coloro che lavorano le terre della Commenda, segno sia di una presenza già importante che di un significativo sistema di regole accettate ed accettabili.

Il primo documento che ci dà la dimensione dei possedimenti è il cabreo del 1613, stilato al momento in cui era commendatore e precettore Sisto Mario dei Marchesi di Ceva. La Commenda è definita come di Santa Maria in Carbonara, Orte e Centignano.

Qui, la posizione della Chiesa e della casa commendatoriale è indicata chiaramente e dà anche precisa indicazione circa la localizzazione rispetto ai possedimenti e alle condizioni estremamente salubri del posto:

“Li beni che la com(men)d.a di S. M. in Carbonara possiede vicino a Vignanello e territorio consistono sotto il titolo della S.(antissi)ma Madonna di Cintignano, titolo di com(men)d.a la cui chiesa è posta fuori di Vignanello circa u(n) miglio p(er) la strada che va da Vignanello a Bassanello, et è piantata quasi in mezzo alli beni di d.(ett)a com(en)d.a sopra il piano, contiguo a d.(ett)a chiesa gli è una bona casa grande, o vero palazzo, ove habitano li Comendatori, p(er) essere loco di bonis.(si)ma aria”.

Da questo momento, attraverso i vari cabrei e i processi di miglioramento della commenda, è possibile tracciare una successione delle dimensioni dei possedimenti: nel 1613 essi ammontano a circa 170 ettari, mentre dal 1662 in avanti sono stabilmente di circa 370 ettari. Quindi nel giro di poco meno di cinquant’anni la Commenda ha più che raddoppiato i terreni di proprietà.

Fra il 1662 e il 1707 gli abitanti di Vignanello che affittano le terre della Commenda oscillano fra 200 e 400 persone, Questo dato va paragonato con la popolazione così come riportata nella visita pastorale del Vescovo di Civita Castellana del 1701: 379 famiglie, 1147 “comunicati”, possiamo dire adulti, e 630 “non comunicati”, quindi bambini e ragazzi, per un totale di 1777 abitanti. Quindi all’incirca un terzo degli abitanti di Vignanello in età adulta lavorava e viveva sulle terre della Commenda.

Va anche detto che molto spesso la terra lavorata passava “in eredità” da un membro ad un altro della stessa famiglia, così che per decenni una stessa famiglia era sempre legata allo stesso terreno della Commenda. Lo stesso Francesco Maria Ruspoli prese in affitto alcuni terreni della Commenda

A fronte della possibilità di lavorare queste terre, i contadini pagavano in natura “chi la quinta, e chi la sesta parte di qualsivoglia frutto che vi si raccoglie”. Non mancavano evidentemente tensioni e problemi soprattutto per mancati pagamenti, documentati da vari atti notarili, ma in generale si può affermare che i rapporti fra contadini e commenda fossero piuttosto buoni.

CABREO 1662 A

PAGINA DEL CABREO DEL 1662 CON GLI AFFITTUARI

Per avere una idea della vastità dei possedimenti, dobbiamo far riferimento al Catasto Gregoriano compilato al di là della Restaurazione nel 1818.

Il Comune di Vignanello era diviso in due sezione, I e II; la prima era rappresentativa di tutti i terreni a nord, mentre la seconda era relativa ai terreni a sud-est, verso Fabrica di Roma. La I sezione aveva un’area di circa 1.440 ettari, così come risulta dal brogliardo catastale. Della II, di cui manca la documentazione del brogliardo, possiamo fare una ragionevole stima di 614 ettari. Il totale del territorio comunale risulta quindi di circa 2.050 ettari.

In quel momento, tutti i terreni della Commenda erano di proprietà di Giulio Lante della Rovere, duca di Bomarzo e principe di Cantalupo, da cui erano stati probabilmente acquisiti al momento della soppressione degli ordini religiosi da parte di Napoleone. La consistenza di questi terreni nel 1818, tutti ubicati al nord del territorio comunale, è pari a 338 ettari, quindi il 23,5% della sezione I, e il 16,5% dell’intero territorio di Vignanello. Una proprietà che sicuramente non aveva rivali.

PROPRIETA’ LANTE DELLA ROVERE 1818

ETTARI CONTRADA
       146,298 PIAN CASTAGNO
         77,363 CENTIGNANO
           2,708 FONTANA CANDIDA
           1,452 PIANO MERLINO
         27,851 PIANCESALI
         15,687 PARETI
           6,715 POGGIO MONETA
         32,573 STRADA BASSANELLO
         27,579 PIAN DI CORDIGLIONE
       338,226 TOTALE

AREA INDICATIVA DELLA COMMENDA

DIMENSIONI E LOCALIZZAZIONI ORIENTATIVE DEI POSSEDIMENTI DELLA COMMENDA

DA CATASTO 1818

(elaborazione della pianta di Fulvio Ceccarelli in D. Stefani “Vignanello nel ‘700”)

Va ancora approfondita la successione degli eventi fra il 1818 e il 1871, anno del primo catasto del Regno d’Italia, successivo alla presa di Roma e all’annessione dello Stato Pontificio. Qui mancano documenti riassuntivi, ma è in corso una analisi per verificare se e come la proprietà venisse successivamente frammentata.

Quello che è indubitabile è che per circa 300 anni le terre della Commenda di S. Maria di Centignano hanno rappresentato circa il 20% del territorio di Vignanello e consentito di vivere ad almeno un terzo dei suoi abitanti, diventando anche un punto di riferimento per le regole da applicarsi fra proprietario ed affittuario.

© MAURIZIO GRATTAROLA GENNAIO 2017