Dai Marescotti ai Ruspoli per non parlar dei Capizucchi


Premessa

Queste note vogliono tracciare un riassunto delle complicate vicende che portarono il feudo di Vignanello ad avere padroni discendenti in maniera diretta dai Marescotti, ma che nel breve giro di qualche anno si trovarono, attraverso una serie di matrimoni e decisioni dinastiche, ad assumere cognomi diversi

Vedremo anche come tutta questa complessa vicenda sia tracciabile attraverso gli stemmi che ancora oggi decorano molti monumenti del paese.

Antefatto
Pur volendo concentrarci sul passaggio del feudo dai Marescotti ai Ruspoli, non possiamo non far cenno ad alcuni eventi precedenti.
Anzitutto, il feudo fu istituito da Clemente VII il 28 Aprile del 1531 e affidato a Beatrice Farnese del ramo di Latera.
La figlia Ortensia Farnese, che passerà alla storia come la “Lucrezia Borgia di Parrano”, sposò in prime nozze, probabilmente nel 1531, Sforza Marescotti,. Le nozze furono forse combinate dal papa Paolo III Farnese che aveva chiamato Sforza da Bologna ai servizi del papato e lo aveva nominato Governatore di Ascoli nel 1536. Lo stesso Pontefice confermò Conti di Vignanello Sforza e Ortensia. Questo primo passaggio è evidete nello scudo che orna l’entrata principale del castello, con le armi dei Marescotti e dei Farnese
Le complesse vicende che coinvolsero Ortensia, il marito, i Vignanellesi, e i suoi due successivi mariti sono lunghe e complesse e sono state oggetto di vari studi approfonditi.[1]
Per il nostro scopo, basti dire che dopo un periodo assai travagliato, che copre quasi cinquanta anni, la famiglia Marescotti riebbe il pieno possesso del feudo nel 1604 con Marco Antonio Marescotti, nipote di Sforza e figlio di Alfonso e Giovanna Baglioni. Contemporaneamente, proprio a seguito dei vari matrimoni di Ortensia farnese, anche la Contea di parrano ricade sotto la giurisdizione dei Marescotti.
Marco Antonio sposa Ottavia Orsini di Mugnano (*? – 11 Maggio 1636 Roma), figlia di Pierfrancesco Orsini detto Vicino, il creatore del Bosco di Bomarzo e di Giulia di Pier Bertoldo Farnese. Con Marco Antonio e Ottavia comincia il risorgimento di Vignanello, che si arricchì durante la loro gestione dello splendido giardino. La presenza degli Orsini a Vignanello è testimoniata dallo stemma sul ponte che collega il Castello al Giardino. La data riportata sulla targa, 1611, testimonia come i lavori venissero completati dopo la morte di Marco Antonio, avvenuta nel settembre del 1608.
Da qui comincia la nostra storia.

Una santa innamorata
Dal matrimonio di Marco Antonio con Ottavia nacquero numerosi figli.
Per i nostri scopi sarebbe sufficiente considerarne due, ma una terza figura è d’obbligo.
I figli che ci interessano sono Sforza Vicino, che succedette al padre come Conte di Vignanello e di Parrano, e Ortensia.
Ma non possiamo non citare Clarice (* 1583 – + 30/01/1640) più nota come Santa Giacinta. Perché?
Perché sembra che Clarice, che è noto essere stata piuttosto ribelle nei primi anni di vita, fosse ben lungi dal volersi fare monaca, ma fosse innamorata del futuro sposo della sorella Ortensia, il Marchese Paolo Capizucchi.
Sia come sia, Paolo Capizucchi, Marchese di Catino e Poggio Catino, figlio di Mario ed Ortensia Capranica, chiede la mano di Ortensia e la sposa (per lui è la seconda moglie, la prima fu Olimpia Mattei) il 24 gennaio del 1605. Ortensia porta in dote la bella cifra di 16.000 scudi. Il contratto di dote era stato siglato da Sforza Vicino e da Mario, padre di Paolo, il 14 settembre 1604[2]. Clarice seguirà la sua strada che la porterà alla santità

Un matrimonio prestigioso
Tornando a Sforza Vicino, nato nel 1589, per lui c’è il matrimonio con la rappresentante di una delle famiglie più in vista a Roma in quel momento: Vittoria, figlia di Orazio Ruspoli e Felice Cavalleri.
Il matrimonio viene celebrato nel 1617 in modo fastoso; proprio per l’occasione, fu organizzata in Via Giulia una giostra del saracino, con la partecipazione di numerosi cavalieri[3].
I Ruspoli erano una famiglia di origine fiorentina trasferitasi a Roma, e qui avevano avuto modo di effettuare una notevole scalata sociale. Insomma un matrimonio quasi perfetto.

Tutti gli attori sono in campo
Come si può vedere, siamo in presenza di quasi tutti gli elementi dinastici: Marescotti, Capizucchi, Ruspoli.
Lo spettacolo può incominciare.
Seguendo la successione temporale, almeno in larga massima, visto che in molti casi le date si sovrappongono, partiamo da Ortensia e dal marito Paolo.
Dal matrimonio nascono nove figli, tre maschi e sei femmine, queste ultime tutte monache. Un figlio Camillo, muore infante Anche qui, benché il figlio più importante sia Camillo Biagio, detto Raimondo, cardinale, ci concentreremo su Francesco (*1605- +14/4/1678).
Francesco narrano fosse dedito al gioco, e scapolo. Tutta la gestione familiare dei Capizucchi sembra non essere stata molto oculata; Palo, anche a cusa della gestione paterna, fu costretto a vendere Catino e Poggio Catino, avuti nel 1607, il 21 giugno 1614 a Settimio Olgiati.
Ci troviamo quindi di fronte ad una famiglia di antica nobiltà romana, ma probabilmente a corto di liquidità.
Ben diverso il discorso dall’altra parte: i Ruspoli sono in ascesa e il fratello di Vittoria, Bartolomeo, che aveva sposato Camilla Sacrati senza tuttavia avere eredi, compera il 5 aprile 1674 il Palazzo e la tenuta di Cerveteri di 2.550 rubbie dal Duca Flavio Orsini per la notevole cifra di 550.000 scudi.
Abbiamo detto che tutti gli attori sono in campo, ma non abbiamo ancora citato i protagonisti principali, e cioè i figli di Sforza Vicino e Vittoria.
Varie fonti dicono che i figli fossero dodici; ad oggi ne abbiamo reperiti per certi dieci, sette maschi e tre femmine.
Saranno loro i collettori dei cambiamenti.

La matassa si dipana
Vediamoli questi dieci figli:

  1. Marco Antonio (* 24/3/1623 – + 8/11/(?)1681)
  2. Galeazzo (* 01/10/1627 Vignanello – + 03/07/1726 Roma)
  3. Francesco (*1634 – + 1 (o 11) /12/1687 Frascati ?),
  4. Ludovico(* ? – + 1691 Parrano)
  5. Orazio (* ? – + ?)
  6. Alfonso (* ? – + 1658)
  7. Maria Innocenza                                                                         
  8. Ottavia Felice (*? – 10/11/1684 Roma)
  9. Angela Maddalena
  10. Alessandro (* 27/7/1641 – + 8(?)/1703)

Il primo evento che li vede coinvolti, per i fatti che ci interessano, è il testamento del padre, steso il 20 dicembre del 1655
In questo testamento, Sforza Vicino, in maniera imperativa (che non ci sta dei figli avrà diritto solo alla legittima), divide i possedimenti in due: il feudo di Vignanello, compresi annessi e connessi (rocca e mobili) va al primogenito marco Antonio, mentre il feudo di Parrano a Francesco. Galeazzo aveva già intrapreso la carriera ecclesiastica,e a lui il padre lascia l’uso delle sue stanze nel palazzo di Roma, con 2.300 scudi di rednita annui mentre alla moglie lascia vitto, alloggio servitori e l’utilizzo di tutti i palazzi. Lasciti minori vanno alle figlie.
C’è una cosa importante da sottolineare: la disposizione testamentaria prevede che i beni della famiglia devono rimanere nella famiglia, quindi gli eredi non hanno la libera disponibilità dei beni eccedenti la legittima, ma devono far sì ch essi rimangano in famiglia, passandoli al primogenito.
Altra cosa importante: Francesco è dichiarato essere in Fiandra, probabilmente come militare. La sua eredità è soggetta al fatto che entro due anni rientri in Italia e prenda moglie, altrimenti l’eredità passerà al fratello Orazio.
Dovremo approfondire il testo per vedere se ci sono anche lasciti per Alessandro, che se pur non citato sta per diventare, insieme al fratello Francesco, il principale protagonista di questa parte della storia.

Due fratelli, tre mogli, cinque figli 
Per poter comprendere nella maniera più chiara possibile come sono andate le cose, conviene per un momento procedere cronologicamente.
Nel 1655, Alessandro ha 14 anni, e proprio in quell’anno gli sforzi del padre per ottenere per lui un cavalierato di malta ebbero successo[4]. Alessandro Marescotti entrò nella Religione di Malta  il 5 febbraio 1658.
Il fratello Francesco ritorna evidentemente dalle Fiandre, e sposa il 17 Febbraio 1661 Girolama del Marchese Galgano Bichi di Siena, diventando Signore di Parrano.
Due anni dopo, il 1 Aprile 1663, Alessandro, novizio gerosolimitano, ottiene una licenza di tre anni per motivi familiari[5]. La motivazione è che sono presenti  problemi familiari che richiedono la sua presenza a Roma.
Il documento non dice di che problemi si tratti, ma possiamo avanzare l’ipotesi che, non avendo ancora avuto eredi il fratello Francesco, in qualche modo la famiglia volesse cautelarsi sul fronte della discendenza.
In questo periodo, padrone di Vignanello è, come da disposizione testamentaria il canonico Marco Antonio Marescotti[6].
Non sappiamo al momento cosa successe nella vita di Alessandro in questi anni; lo vediamo riapparire nel 1670, quando il 15 Giugno sposa Anna Maria Corsini, figlia del Marchese Andrea Corsini (* 1613 – +?) e di Angela de’ Medici (*? – + 1664). La carriera gerosolimitana è ormai alle spalle.
In questo periodo, non sappiamo al momento quando, il cugino Francesco Capizucchi, pro senatore di Roma, come abbiamo detto giocatore e scapolo, decide di lasciare il proprio cognome ad Alessandro per perpetuare la stirpe.
Francesco morirà nel 1678, ma già alcuni documenti fanno riferimento ad Alessandro non più come Marescotti ma come Capizucchi.
Il primo in ordine di tempo è un testo a stampa[7], datato 1671, dove vengono narrate le icende della famiglia Capizucchi e dove Alessandro è citato come “Conte Alessandro Capizucchi”. Il passaggio di consegne era già avvenuto o è solo un errore dell’estensore delle memorie?
Seguendo la linea temporale, nello stesso 1671 Anna Maria Corsini dà ad Alessandro una figlia, Angela Ortensia (]1671 – + 1744), andata in moglie ad Angelo Gavotti Barone di Cinigiano, che verrà ucciso in duello, cosa che fece gran scalpore.
Passa un anno e, chi dice il 10 febbraio a Roma, chi il 5 Marzo a Vignanello, nasce Francesco Maria, che a questo punto no sappiamo nascere come Marescotti o come Capizucchi.
Anna Maria muore, probabilmente di parto, e la data riportata è 2 marzo 1672il che farebbe propendere la nascita di Francesco Maria per il 10 febbraio.
Abbiamo ancora un intervallo di tempo poco documentato, se non per un istante che lascia sconcertati. Nell’Archivio Capizucchi conservato nella BNCR esiste un documento “misterioso”[8]. E’ la fede di prima tonsura del Conte Alessandro Capizucchi, figlio del Conte Sforza Vicino Marescotti avvenuta il 25 Maggio 1672, e registrata il 15 Giugno 1672.
Sembrerebbe che la morte della moglie avesse fatto risorgere in Alessandro la vocazione verso una vita religiosa. Il documento è anche importante perché per la seconda volta Alessandro è citato col cognome Capizucchi.
Al momento non si sono reperito altri documenti in merito a questa vicenda, e quindi non ci rimane che continuare nel nostro percorso temporale, che prosegue nel 1677 con le seconde nozze di Alessandro con Prudenza Gabrielli (* 17/12/1654 – + 13/12/1709), figlia di Mario Gabrielli, fratello del Cardinale Giulio gabrielli, e Maddalena Falconierri.


[1] Vedi “Feudatari e Vassalli a Vignanello”

[2] BSCR A.R.C. 11 Archivio Capizucchi faldone B doc. 2

[3] www.morelli.it/giulia/storia2.htm

[4] “Genealogie e storie di famiglie fiorentine a Roma nel Seicento” Irene Polverini Fosi

[5] BNCR, A.C.R. 11 Archivio Capizucchi, faldone B. doc. 36

[6] “Storia delli Padroni di Vignanello” Francesco Lagruimanti, Ms. 1588 Biblioteca Angelica

[7] “Discorsi delle Famiglie Nobili del regno di Napoli” 1671 pag. 81

[8]  BSCR A.R.C. 11 Archivio Capizucchi faldone C doc. 6