La Cappella della Madonna del Rosario e la statua vestita della Madonna

SECONDO ALTARE A SINISTRA M. CERRUTI MADONNA DEL ROSARIO

La Cappella della Madonna del Rosario è la seconda lungo il fianco sinistro della Chiesa Collegiata. Si tratta in realtà di quello che viene definito “Cappellone”, per distinguerlo dalle cappelle più piccole.

L’altare fu consacrato personalmente dal Papa Benedetto XIII il 9 Novembre 1725, durante la sua visita a Vignanello.

La Cappella, anche nei dettagli, fu progettata dall’Architetto Giovan Battista Gazzale, fra il 1722 e il 1723.

Gli stucchi che ornano la Cappella furono realizzati dallo stuccatore romano Gregorio Ruggieri o Rugeri, che provvide anche alla realizzazione della cornice dell’antica immagine della Madonna posta all’esterno sul lato destro della Chiesa.

L’apparato della Cappella è costituito dall’altare, cui si accede tramite scalini, decorato con un paliotto di marmo, con un apertura circolare chiusa da una ferrata, per permettere la visione della scatola d’argento che contiene le reliquie dei Santi Benedetto e Vitale. Il paliotto, disegnato da Gazzale, fu realizzato dal marmoraro romano Giovan Battista Perini, cui si devono tutte le parti in marmo della Chiesa.

Sull’altare, sono presenti sei candelieri, disegnati sempre dal Gazzale e realizzati dall’ottonaro romano Carlo Antonio Lorenzani Boroni. La lampada in ottone è opera dell’ottonaro romano Pietro Benigni.

La dotazione originale, così come si ricava dai due inventari del 1724 e del 1775, era la seguente:

“Nell’Altare del SS[antissi]mo Rosario = n.° 6. candelieri grandi d’ottone = n.° 6. detti piccoli = tre cartegloria d’ottone = tre tovaglie con incerata sotto, e corame sopra = la Croce in mezzo de’ Candelieri = nella nicchia di d.[ett]° Altare la Statua della B.V.M. coperta con manto torchino gallonato nel fondo, manichetti, scollo, corone due d’argento con alcune pietre, due corone con due medaglie di filigrana = un ginocchiatore di legno”

Nella cornice in stucco, era presente un dipinto raffigurante S. Nicola di Bari, opera di una devota, la signora Monaca Chiodi.

Sopra l’altare, si alza il quadro di Michelangelo Cerruti che rappresenta la Madonna del Rosario col Bambino in braccio, e S. Domenico e S. Caterina da Siena che ricevono il rosario. Il quadro fu dipinto nel 1723, su commissione di Francesco Maria Ruspoli. Le dimensioni del quadro, cosi come quelle dei quindici piccoli quadri che lo circondano, che rappresentano quindici Misteri, anch’essi opera di Michelangelo Cerruti, furono determinate dal Gazzale in funzione sia delle dimensioni della cappella che della retrostante nicchia, che contiene la statua della Madonna del Rosario, in grandezza naturale.

LA MADONNA VESTITA DI VIGNANELLO

 

LA STATUA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

FOTO REALIZZATA PER IL CALENDARIO DELLA CLASSE 1975

GENTILMENTE FORNITA DA VINCENZO PACELLI

 

La statua della Madonna Santissima del Rosario, conservata dietro il quadro, è una statua in legno in grandezza naturale realizzata da Filippo Cianfarani, un intagliatore e scultore  romano, nel 1723, che così descrive la sua opera:

“[…] fattura fatta nella statua nuda da vestirsi rappresentante la Madonna Ss.[antissi]ma del Rosario fatta per servizio del’Ecc.[ellentissi]mo Sig.[no]re Prencipe Ruspoli

[…]per aver scolpito la d.[ett]a statua che deve vestirsi alta al naturale con sue braccia snodate alle spalle et alli gomiti avendo incastrate e a..ertate le mani di carta pista afermate con colla e sella [?] come ancora avendoci intagliati li suoi piedi terminati[…]”

Lo stesso Cianfarani fece realizzare da un anonimo falegname il “piedestallo con sua cornice e basa largo pa.[l]mi 3 incirca e di agetto pa.[l]mi 2 ½”.

Per la sua opera Filippo Cianfarani fu pagato 15 scudi[1].

Il piedistallo fu trasportato a Vignanello nel febbraio del 1724, come si ricava da una lettera di Francesco Maria Ruspoli a Giovan Battista Gazzale:

“Coll’altra robba, che mandiamo vederete il piedestallo di legno, sop.[r]a del quale va fissata la statua della Madonna del Rosario, e si come q[ue]llo lo abbiamo mand.[at]° di legno bianco lo’ dovrete fare dipingere di color cremesi còlle cornici dorate, e q[ues]to lavoro potranno farlo gli stessi indoratori”[2].

La nicchia, così come l’aspetto generale della statua, fu disegnata dall’architetto Giovan Battista Gazzale[3], che realizzò la maggior parte dei disegni degli arredi della Chiesa.

Nell’inventario della Collegiata del 1724 la statua è descritta così:

“Statua della Mad.[onn]a SS:[antissi]ma del Rosario vestita con Bambino in braccio simil:[men]te vestito con Abiti ricamati, guarniti d’Oro, con viso, mani, collo, e Bambino di Lucca con Corone in testa d’arg:[ent]° con Gioie colorate, e Corone di Gioie, e medaglie di Filigrana, e Fiocchi Cremisi, e oro”.

In un’altra descrizione dell’ inventario del 1779 la statua viene descritta come:

“[…]la Statua della B.V.M. coperta con manto torchino gallonato nel fondo, manichetti, scollo, corone due d’argento con alcune pietre, due corone con due medaglie di filigrana”.[4]

Al momento, non si sono trovati riferimenti circa la statua del Bambino, che probabilmente era preesistente, come fa intuire la definizione “Bambino di Lucca”, così come le corone e l’abito.

Sempre lo stesso inventario descrive alcuni ulteriori elementi appartenenti alla statua e conservati in un armadio nella sala sopra la Sacrestia:

“Settima, ed ultima Custodia di d.[ett]° armario

Un Abbito pp[er] la Statua della SS.[antissi]ma Vergine del Rosario, ricamato d’oro con fondo bianco, ed altro simile pp[er] il S. Bambino, una cinta d’oro pp[er] l’abbito sud.[ett]° = Un velo di seta torchino stellato in parte a oro che serve di manto alla statua sudetta; altro velo bianco usato, che si pone sotto il d.[ett]° manto = tre pezzi di trina a oro falzo = N.° 12. fiocchetti di oro falzo tolti dai cuscini disfatti =

Nella Stanza contigua a detta sala vi sono

=Una corona d’Argento tonda pp[er] la SS.[antissi]ma Vergine del Rosario, ed un anello ordinario d’oro, e pietre falze, otto fila di perla bona, corona d’ambra con medaglia d’argento e filigrana, e sei bottoncini d’oro, il tutto entro una custodia”.

Il “velo di seta torchino stellato in parte a oro che serve di manto alla statua sudetta” qui riportato potrebbe essere quello realizzato sempre nel 1723 dal ricamatore romano Giovan Battista Serini, attivo come ricamatore anche di abiti teatrali e sicuramente al servizio della famiglia Ruspoli:

“[…]il manto della Madonna Sant.[issim]a del Rosario in palmi N:° 29 in quadro tutto di stelle, e rose, ciove le stelle tutte di lama senza profilo [?], e le rose tutte di piano e strozzatino e li riversi di lama profilate di strozzatino[…]”

che fu pagato 31,90 scudi[5].

La statua era portata in processione, fono a pochi anni fa, a Maggio, poi la tradizione si è interrotta. Indagini fatte localmente non hanno portato ad una causa certa, anche se sembra probabile che l’interruzione sia legata alla difficoltà di far scendere e salire il quadro della Madonna del Rosario che copre la statua.

A quanto è dato sapere, il vestito non è quello originale; l’attuale sembra essere stato realizzato nella seconda metà dell’800.

 

NOTE BIOGRAFICHE SUGLI ARTIGIANI

FILIPPO CIANFARANI

Di questo artista artigiano si sa pochissimo: nel 1713 arrivò secondo al Concorso Clementino per la seconda classe  di scultura dell’Accademia di S. Luca. Negli Stati delle Anime della Parrocchia di S. Stefano  in Piscinula per gli anni 1733 e 1734 è detto intagliatore di 45 e 46 anni. Quindi al momento della statua di Vignanello aveva 35 anni. La sua bottega era in Piazza della Chiesa Nuova. Al momento, l’unica sua altra opera documentata è la macchina per il trasporto della statua di S. Ambrogio a Ferentino, realizzata nel 1735.

 

Bibliografia

Æqua potestas: le arti in gara a Roma nel Settecento

Angela Cipriani

De Luca, 2000 – 171 pagine

pag. 94

 

I Disegni di figura nell’Archivio storico dell’Accademia di San Luca: Concorsi e accademie del secolo XVIII (1702-1754)

Accademia Nazionale di San Luca, Archivio Storico

Quasar, 1988 – 258 pagine

pagg. 143-152

 

GIOVAN BATTISTA SERINI

Il ricamatore abitava in Strada di Ripetta, dal Porto, casa 7. La moglie Sciapiù Claudia era vedova di un altro ricamatore Giovanni Battista Lebenavere, censito nel 1700 e presso cui abitava la sorella del Perini Laura. I figli erano Giovanna di 27 anni , Isabella di 21, zitelle, (di primo letto), Giovanni Andrea, Alessandro, Desiderio di 9

Nel 1775 la moglie è censita come vedova. L’artista fu a lungo attivo per i Ruspoli fin dall’ultimo decennio del Seicento. Un altro ricamatore, Giovanni Serini, è documentato verso la metà del Seicento, come ricamatore di costumi teatrali.

 

Bibliografia

Artisti e artigiani a Roma, Volume 2

a cura di Elisa Debenedetti

Bonsignori, 2005 – 461 pagine

pag. 65

 

Giugno 2017

 

 

[1] Archivio Segreto Vaticano (ASV) Archivio Ruspoli Marescotti (ARM) Giustificazioni di Roma faldone 77 conto 50

[2]  Archivio Ceccarelli, Lettere di Francesco Maria Ruspoli, foglio 180, lettera del 18 Febbraio 1724

[3] ASV FRM Lettere di Vignanello, faldone

[4] ASV ARM faldone 603

[5] ASV ARM Giustificazioni di Roma faldone 78 conto 123