Il romanzo di una Chiesa: la costruzione della Collegiata di Vignanello

Introduzione

Mi è più volte capitato di sottolineare come la documentazione sulla vita, la storia e i monumenti di Vignanello sia vastissima, così come anche molto frammentata. Infatti, l’Archivio Marescotti-Ruspoli è essenzialmente un grande contenitore, dove la documentazione è solo in parte organizzata e rintracciabile. Ma proprio questo rende le ricerche più interessanti; è un po’ come una “corsa all’oro”, dove può succedere per giorni di non trovare niente di interessante, così come all’improvviso di recuperare una pepita. Nel caso della costruzione della Chiesa Collegiata, a causa della sua lunga gestazione, questo è tanto più vero, e, prima di iniziare a vederne gli eventi, che sono un vero e proprio romanzo, ho ritenuto opportuno sottolineare come certe affermazione potrebbero già domani stesso essere modificate o corrette da nuove scoperte. Buon viaggio.

 

CAP. 1

DAGLI INIZI ALLA POSA DELLA PRIMA PIETRA

(1708-1710)

 GALEAZZO MARESCOTTI 1

IL CARDINALE GALEAZZO MARESCOTTI

 

1708

La nostra storia inizia nel 1708. Giovan Francesco Lagrimanti a pag. 340 delle sue “Memorie delli P[ad]roni di Vignanello”[1] afferma: “Il medesimo Francesco Maria P:rone unitamente al Cardinale Galeazzo suo zio pensarono di fabricare la nuova Chiesa Parochiale di S. Maria sin dal Maggio del 1708 come si osserva dall’obligo fatto dal Clero e Popolo, e che riporto in estensione nell’ Istoria di essa Chiesa, ossia continuazione, e compimento.”

 

Il fatto citato dal Lagrimanti è confermato da una lettera scritta dall’allora Marchese Francesco Maria Marescotti Capizucchi Ruspoli il 7 Maggio 1708 a Don Salvatore Salvatori, suo ministro:

“Servirà questa mia pp significarvi a mia istanza come il S. Card[ina].le mio zio mi ha assegnati mille scudi da erogarsi nella fabrica della nuova Chiesa Matrice, che da molto tempo si pensa di fare costì, o pure a mio arbitrio, quando non assicuri il fondam[en].to di terminarla”[2].

Nella stessa lettera Francesco Maria Ruspoli invitava Don Salvatore a sondare i maggiorenti, e non solo, di Vignanello per capire le loro intenzioni di fronte alla richiesta di versare dei fondi per la costruzione. Questo testimonia il fatto che l’iniziativa della costruzione della nuova Chiesa venne presa dal cardinale Galeazzo Marescotti, e che lo stesso Cardinale lasciava il nipote libero di decidere sulla destinazione dei mille scudi, se non fosse stato sicuro dell’esito.

 

1708-1709

 Di questo periodo, circa la Collegiata al momento sappiamo pochissimo. Le cause sono quasi  certamente da ricercarsi nel turbolento periodo che stava attraversando lo Stato Pontificio fra la seconda metà del 1708 e i primi mesi del 1709. A causa delle divergenze politiche sulla successione al trono di Spagna, l’Imperatore Giuseppe I aveva forzato la mano a Clemente XI invadendo parte dello Stato Pontificio, dando luogo a quella specie di farsa che va sotto il nome di “Guerra di Comacchio”.

Francesco Maria Ruspoli, dopo aver vinto nel settembre 1705 la causa che lo contrapponeva prima alla zia Giroloma Bichi, vedova dello zio Francesco Ruspoli, e poi agli eredi della stessa, causa che gli portò l’eredità e il cognome Ruspoli, aveva aiutato il Papa con la leva del Reggimento Ruspoli, e il Papa lo aveva ringraziato elevando a Principato il Marchesato di Cerveteri.

Inoltre, attraverso un accordo con lo zio Cardinale Galeazzo Marescotti siglato alla fine del 1704, il Principe aveva la diretta gestione del feudo vignanellese, dove aveva cominciato a fare grandi opere di miglioramento già dai primi del 1704, completando la Chiesa dell’Angelo Custode, iniziata dal padre Alessandro Marescotti Capizucchi nel 1699, allargando la Via Maestra, riattando il Castello e il Giardino, rifacendo la facciata della Chiesa di S. Sebastiano, e iniziando il Borgo che porta lo stesso nome, erigendo la Chiesa del S. Angelo Custode, alla fine del Borgo voluto dallo zio Francesco e completato dal padre Alessandro con il bellissimo Portone opera di Mattia de Rossi.
E’ quasi certamente riferibile a questo periodo il progetto della Chiesa, opera dell’Architetto Giovan Battista Contini (Montalcino, 7 maggio 1642-Roma, 16 ottobre 1723)[3], che già aveva progettato proprio il raddrizzamento e l’allargamento della Via Maestra di Vignanello citato sopra, e partecipato almeno in parte alla realizzazione del Borgo del Molesino.

PIANTA LATI DESTRO E SINISTRO

L’edificio è ad aula, o navata, unica con volta a botte e tre cappelle a pianta rettangolare per ciascun lato, e si conclude con un’aula o tribuna semicircolare.

La facciata dell’edificio è alta e stretta, delimitata da due ordini sovrapposti.

L’ordine inferiore è caratterizzato da paraste tuscaniche che scandiscono lo spazio in tre settori e reggono una complessa trabeazione.  Al centro il portale, riccamente decorato, ha stipiti modanati e presenta alla sommità un timpano su cui campeggia lo stemma di Papa Innocenzo XIII; altri due stemmi, a sinistra quello Marescotti, in ricordo del Cardinale Galeazzo, zio di Francesco Maria Ruspoli, e a destra quello Ruspoli-Cesi, in ricordo del Principe Francesco Maria e di sua moglie Isabella, si trovano al centro degli scomparti laterali.

L’ordine superiore, caratterizzato da lesene ioniche è anch’esso tripartito e presenta ai lati due nicchie timpanate e al centro una grande finestra arcuata, anch’essa sormontata da un timpano. Al centro del timpano, una delle due mostre dell’orologio.

FACCIATA DEL DUOMO CON CAMPANILE

Sul fianco destro della Chiesa per chi guarda la facciata, svetta il campanile sormontato da monti all’italiana e la banderuola con lo stemma Ruspoli. Alla base del campanile, c’è la seconda mostra dell’orologio.

 

1710 – Gli inizi

La macchina per la realizzazione della Nuova Chiesa si mette in moto.

Una nota del 31 Maggio 1710[4]  elenca alcune cose da farsi in preparazione della nuova fabbrica, fra cui come deve essere fatto il nuovo macello in Piazza della Torre, lo spostamento dei forni venale e a soccio nel sito del granaio e stanze di S. Biagio, alcune modifiche alla scuola e alla Cancelleria.

Un altro documento anonimo, probabilmente di Contini o Gazzale intitolato “Per la Fabrica della Nuova Chiesa” nella stessa segnatura da istruzioni su come provvedere alla demolizione delle case che insistono sull’area della Nuova Chiesa:

Il gettito delle case per la fabbrica si farrà con attenzione che nolsegna inconvenienza accatastandosi nella piazza li tufi sassi, conci et altro

Le tavole canali pianelle mattoni e altro si porranno nelle cantine dei fratelli Lelli, e casa sopra de’ Sileri che saranno l’ultime a demolirsi per la fabrica e li ferramenti si portaranno in Rocca facendone di tutte le sud.te robbe la descrittione e restaranno in custodia del Ministro
La Chiesa vecchia resta intatta come la Sagrestia e stanza della Compagnia del Ss.mo e l’oratorio delle stimete di S. Fran.co quando si cominciarà a demolire si ritirerà nella sua Sagrestia

7 ISOLATO INTERESSATO ALLA COSTRUZIONE DELLA COLLEGIATA

IPOTESI RICOSTRUTTIVA DELL’ISOLATO DELLA VECCHIA CHIESA

STATO DEL CENTRO E LOCALIZZAZIONE PRIMA PIETRA

CENTRO DI VIGNANELLO NEL 1710

Dovrà il Ministro fra tanto pensare alle provvisioni della fabrica cioè alle calce in abondanza e mattoni e pianelle con tavole e canli, e procurarne li prezzi avantaggiati dando anticipatam.te qualche denaro a persone sicure avertendo che le calce, e mattoni sijno di ogni bontà e perfettione

Insistere con sollecitudine alle permute di case, cantine e botteghe e stalle per dar principio alle demolizioni”.Il 1 Giugno 1710 vengono consegnate cedole del Monte di Pietà di Roma per 300 scudi ad Alessandro Polvini figlio del Ministro di Vignanello Mattia Polvini, “per la provigione di calce et altro per la nuova fabrica in Vignanello della Chiesa Principale” [5]. Possiamo asserire che questa è la data ufficiale che dà inizio ai lavori per la futura Collegiata.

Mattia Polvini, originario di Camerino (“figliolo del q.m Antonio de Camerino”) era stato nominato  Ministro di Vignanello il 30 Marzo 1709[6] con atto notarile alla presenza di vari testimoni e di Francesco Mancia Auditore. Quindi colui che poi verrà additato come causa dello stop ai lavori era in carica ben prima di quello che vedremo essere il fatidico 1713. Il documento fu redatto “Romae in domo solitae habitationis dicti Francisci Manciae Regionis S. Eustachij” . Non sono riuscito a capire il nome del notaio.

E’ interessante notare come questi 300 scudi facessero parte di una somma totale di 1.000 scudi “depositati a favore del Sig, P.one Ruspoli presentemente Principe di Cerveteri dal P.one Sig. Cardinal Marescotti per elemosina pp la detta fabrica della Chiesa di Vignanello” (vedi nota 3).

Il taglio o gettito delle case necessario per liberare l’area su cui doveva sorgere la nuova Chiesa fu iniziato molto probabilmente a Giugno e terminato sicuramente entro ottobre, prima della posa della prima pietra. Questo dato si evince dal fatto che nelle “Libro Mastro di Vignanello 1710-1719” [7] le varie case insistenti nell’area interessata vengono date per demolite già fra Giugno e Luglio.
Nel frattempo, vengono fabbricati i nuovi forni e il nuovo macello, che vengono completati fra Agosto e Settembre.

JAN FRANS VAN BLOEMEN PAESAGGIO CON BORGO E FIGURE MODIFICATA

JAN FRANS VAN BLOEMEN

VEDUTA DI VIGNANELLO

(ANTE 1718)

Il documento fondamentale per capire i lavori fatti nel 1710 e in parte anche nel 1711 è contenuto nel Vol. 16 della “Filza delle Giustificazione del Libro Mastro di Vignanello dall’Anno 1711 a tutto Aprile 1713”, sotto il numero 11 con il titolo “Conto del Polvini a parte per la fabrica della Chiesa Matrice”, che pur contenuto in questo volume si riferisce anche alle attività fatte nel 1710. Mattia Polvini  era stato nel frattempo sostituito come Ministro da Carlo Segarelli.

Il Polvini elenca i denari ricevuti fra il 14 Giugno 1710 e Giugno 1711: in tutto 1.611,24 scudi, di cui 1.470 con ordine al Monte di Pietà, 50 “con ord.e di S.P. de proprij”, 21 avuti dal Valerij Maestro di Casa e 70,24 per elemosine.

Va notato che nel conteggiare le varie entrate come elemosine, si fa sempre riferimento “come per oblighi fatti dalle m[edesim]e et in titolo di elemosina”. Al momento, non si è trovata traccia del patto d’obbligo citato anche dal Lagrimanti. Molto spesso, come vedremo in seguito, le “elemosine” venivano lasciate come minor pagamento per i lavori fatti.

Nell’elenco dettagliatissimo sono elencati anche i versamenti dei singoli Vignanellesi  definiti “Somme poste in entrata  delli denari pagati da’ diversi, come per obligo fatto dalle M.e et in titolo di elemosina”.

Non abbiamo date specifiche per le singole voci di spesa, ma quello che si può ricavare è che le attività principali in questo periodo furono

-la demolizione delle case

-lo scavo delle fondamenta

 

8 Novembre 1710: la posa della prima pietra

Il foglio sciolto compilato da Domenico Anselmi intitolato “Foglio di notizie da me ritrovate nella ricerca fattasi sopra la Fabrica della Nuova Chiesa le quale potrà descrivere a suo piacimento il Sig. Antonio Janni nel fare il nuovo impianto” ci informa che “nell’anno 1710 furono fatti li fondamenti intorno la Vecchia Chiesa e fu posta nelli mede.mi la prima pietra benedetta da Monsignor Patrizij e proseguì il lavoro anche con la gratuita cooperazione del popolo fino all’anno 1713” [8].

La data della posa della prima pietra, sabato 8 Novembre 1710, è riportata precisamente nell’atto notarile redatto dal notaio Paolo Loppi[9].

La posa fu delegata a Monsignor Giovanni Patrizi, in quel momento Arcivescovo di Seleucia in Asia Minore, nonché Tesoriere del Papa: le ragioni per cui il Vescovo delegasse proprio Monsignor Patrizi al momento non sono note.

La cerimonia, grazie alla descrizione del notaio, e grazie ad altri documenti, può essere ricostruita in maniera puntuale. Prima di descriverla, facciamo una piccola digressione.

Nella tradizione cristiana, derivata dall’epoca classica, le pietre di fondazione di una chiesa sono le pietre cubiche poste ai quattro angoli dell’edificio; si chiama generalmente pietra di fondazione o “prima pietra” quella che viene situata sull’angolo Nord-Est. La pietra fondamentale (in ebraico shethiyah), è quella che si trova al centro della base dell’edificio. La posizione della pietra fondamentale corrisponde a quella dell’altare. Infine, la pietra angolare o “pietra d’apice”, o “vertice dell’angolo” è propriamente quella che, all’estremità opposta della pietra fondamentale sullo stesso asse verticale, costituisce la chiave di volta. Si deve tener conto che questa disposizione era in pratica quella valida per chiese a pianta centrale; ecco il motivo per cui la pietra fondamentale coincide con la posizione dell’altare.

Nel caso della Collegiata, lo scalpellino Paolo Testa preparò cinque pietre, “con intaglio di circa 300 lettere e sei croci cioè dui maggiori, e 4 minori”. Non ci sono indicazioni circa cosa ci fosse scritto.

La cerimonia si svolse “in platea publica”, il che lascia qualche incertezza fra il cortile che allora

GIOVANNI PATRIZI

 

GIOVANNI PATRIZI

separava la vecchia Chiesa dagli edifici che insistevano sula piazza del castello o quest’ultima. L’Arcivescovo era vestito completamente di bianco, con amitto, stola e pluviale. Era stato eretto un altare di legno da parte del mastro Andrea Pangratio falegname, decorato con un crocifisso anch’esso di legno; l’altare era coperto da un baldacchino di tela di canapa bianca, adornato con una frangia dorata, eretto con l’aiuto di Mastro Giovanni Antonio Bracceschi. Ci sono noti anche i nomi delle donne che prepararono il baldacchino: Margherita Ziaco “lavandara per haver imbiancato pertiche sei di tela di canepa” e Teresa Baldassarra “per essere stata mezza giornata a cuscire la frangia d’oro in detto baldacchino”, aiutate da Cecilia fu Stefano e Rosa Pacelli.

Monsignor Patrizi esorcizzò con sale ed acqua la prima pietra e la pose solennemente nello scavo di fondamento della nuova Chiesa, seguendo il rituale prescritto, di fronte alla popolazione raccolta nella piazza. Se supponiamo che venisse seguito quanto sopra riportato, la prima pietra fu posizionata nell’angolo nord est della nuova costruzione.

[1] Biblioteca Casanatense Roma,  Manoscritto 1588

[2] Archivio Segreto Vaticano (ASV), Fondo Ruspoli Marescotti (FRM) faldone 605 documento 50

[3] A. del Bufalo, “G.B. Contini e la tradizione del tardo manierismo nell’architettura fra il ‘600 e il ‘700”,  Roma 1982

[4] ASV FRM 213 17

[5] ASV FRM 213 17 carte sciolte “Diverse scritture sopra la Nuova Chiesa di Vignanello”

[6] ASV FRM “Filza di Giustificazione del Libro Mastro di Vignanello”  vol. 15 doc. 145

[7] ASV FRM volume D

[8] ASV FRM 602 3

[9] Trascritto in Archivio Parrocchiale di Vignanello, vol. 105 “Raccolta di notizie varie”, pag 367