– Cenni storici

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LA COMMENDA NEL 1743 A

La prima citazione della Chiesa è del 1212, in un elenco delle Chiese di Viterbo[1].

Nel 1218 la chiesa, che ora annette un ospedale, è al centro di un complesso caso giudiziario, che la vede contrapposta alla chiesa e all’ospedale di S. Giacomo di Rianese a Viterbo. I frati di S. Maria di Centignano avevano ricevuto come donazione i diritti su metà del complesso, soggetti alla chiesa romana di S. Basilio. Il delegato del Papa Onorio III sentenziò a favore dell’ospedale romano di S. Basilio e dell’economo di S. Maria di Cintignano[2] .

Pochi mesi dopo il priore e i frati di S. Maria di Cintignano, troppo lontani per avere benefici da questa donazione, cedettero l’ospedale alla chiesa di Sant’Angelo in Spada a Viterbo e nel gennaio 1220 ottennero dal vescovo di Viterbo la conferma della cessione[3]. Al momento dei fatti sopra riportati, la Chiesa aveva un frate Stefano priore e rettore, i frati Giovanni Rufo, Locterio (economo), i frati oblati Rainaldo e Giacomo e aliorum omnium fratrum et oblatorum. Siamo in presenza di una struttura importante.

L’ospedale di S. Basilio a Roma, sorto accanto alla Chiesa omonima nel Foro Romano, era giovannita già dal 4 dicembre 1217[4]. Si può pertanto ragionevolmente pensare che anche S. Maria di Centignano fosse già nella sfera di influenza dei gerosolimitani. Nel periodo sopradetto probabilmente Vignanello era sotto l’influenza della famiglia dei Prefetti di Vico.

Allo stato attuale della ricerca non sembrano esserci notizie documentate per circa due secoli.

Nel 1415, una Donna Bernardina di Vignanello fece un lascito testamentario per la realizzazione dell’affresco dell’abside[5].

Nel 1453, la precettoria di Centignano viene unita, con quelle di Giove, Terni e Narni, a quella di S. Matteo di Orte.[6] La stessa situazione perdura almeno fino al 1466.[7]

La Chiesa ricompare nel 1472, con richiesta di taglio di legna per la riparazione del tetto, del 12 dicembre[8]. In questi anni Vignanello era direttamente sotto la Reverenda Camera Apostolica. In quel momento, come si evince anche da alcuni atti notarili, la commenda era sotto il Governatore Fra Giovan Battista Sforzolini da Gubbio, il primo Cavaliere Gerosolimitano documentato.

Già allora la commenda era definita “opulentissima”,  come si ricava anche da un documento anonimo e senza data conservato nell’Archivio Segreto Vaticano[9], che ci dà un elenco di alcune commende con il loro reddito annuo:

Commenda de Vignanello scudi 230
Commenda de Giovi scudi 120
Commenda de Viterbo scudi 60
Commenda de Vetralla scudi 75
Commenda de Sutri scudi 40
Commenda de Civitavecchia scudi 10
Commenda de Narni scudi 15

Fra il 1533 e il 1535, il Commendatore è Tiberio Capodiferro , fratello di Domenico, Governatore di Vignanello dal 1520 al 1523. Tiberio entra nell’ordine nel 1516. La sua presenza è attestata da una serie di atti notarili.

Un documento conservato nell’Archivio Segreto Vaticano[10],  relativo ad un atto notarile del 1561 rogato da Antonio Sanci, afferma che i beni della Commenda furono donati dalla Comunità di Vignanello, e che la Commenda doveva riconoscere alla stessa il laudemio[11].

Nel 1577 si giunge alla presa di possesso del fiorentino Niccolò Tornaquinci; dalle sue note appare una commenda abbandonata o almeno trascurata. Siamo in pieno periodo Marescotti, in uno dei momenti di scontro fra Alfonso Marescotti e i suoi vassalli. Niccolò Tornaquinci si definisce Com[mendato]re di S.[an]to Matteo Dortj[12] S.[an]ta Maria acintignano, S.[an]toLo di ternj[13], S.[an]to Gio:[vanni] di giovj. S. Matteo d’Orte era in quel momento il “capo” delle commende sotto il controllo di Niccolò, mentre le altre località erano i cosiddetti “membri”.

Niccolò giunge a Centignano ai primi di giugno 1577. L’8 giugno comincia a riparare la casa e la chiesa, e si accorda con il Governatore perché coloro che lavoravano le terre della Commenda pagassero la quinta o sesta parte. Questo accordo ebbe evidentemente un impatto notevole su Vignanello se nel 1578, al momento di stipulare alcuni capitoli fra la Comunità da una parte e Ortensia Farnese e suo figlio Alfonso Marescotti dall’altra, i rappresentanti della comunità chiesero di applicare la stessa regola anche a coloro che avessero lavorato le terre di Alfonso[14].

A dicembre del 1580, Niccolò Tornaquinci affitta per tre anni le proprietà di Centignano e di Orte a Giulio Cesare Colonna, primo Principe di Palestrina, nonché,fra gli altri, Signore di Carbognano e Bassanello. L’affitto è pari a 400 scudi annui, da pagarsi in tre rate, con decorrenza 1 Maggio 1581 e scadenza 1 Maggio 1584[15].

Il successore di Niccolò Tornaquinci, che muore nel 1586, è il fiorentino Girolamo Vincenzo Ginori. Ginori era già Commendatore di S. Maria in Carbonara a Viterbo. La sua nomina a Commendatore anche della Commenda di Centignano è testimonianza di un accorpamento fra le due proprietà.

Agli inizi del XVII secolo, cominciano ad apparire con regolarità i cabrei, cioè il catasto dei Cavalieri di Gerusalemme che veniva redatto periodicamente, unitamente alle ricognizioni fatte dall’Ordine circa i miglioramenti apportati alle Commende dai Commendatori.

Nel cabreo del 1613, il primo documentato per Centignano, la Commenda viene ufficialmente elencata fra i possedimenti della Commenda di S. Maria in Carbonara di Viterbo. Il cabreo, ,  dà una impressionante dimensione dei possedimenti in Vignanello, che risultano ammontare a circa 170 ettari.

Nel successivo cabreo del 1662 i terreni ammontano a circa 376 ettari, con un raddoppio della proprietà.

Fra il 1667 e il 1671 la commenda fu affittata a Giuliano Musacchi di Vignanello per 360 scudi.

Nel documento concernente i miglioramenti effettuati dal Commendator Buini datato 1707 i possedimenti sono praticamente invariati. Se facciamo riferimento all’estensione del Comune, pari a circa 2000 ettari, come si evince dal Catasto Gregoriano stilato fra il 1818 e il 1819, siamo in presenza del possesso di circa il 20% dell’intero territorio comunale, tutti concentrati nella parte nord del territorio, da Fontana Candida e Fosso della Mola fin oltre la strada che collega Gallese a Soriano.

Nell’elenco delle commende stilato nel 1789, la Commenda di Centignano non è citata, mentre è citata S. Maria in Carbonara, di cui ormai Centignano era parte.

Nel Catasto Gregoriano effettuato fra il 1818 e il 1819, la “Chiesa della B.[eat]a Vergine di Centignano con casa d’uso proprio” è censita al foglio 111,  posizione 1742, come proprietà del Duca di Bomarzo e Principe di Cantalupo Don Giulio Lante della Rovere (Firenze 9 Luglio 1789- Roma 7 Aprile 1873). L’estensione della sola particella è di 770 m2. Giulio Lante della Rovere risulta possessore di quasi tutti i beni precedentemente di proprietà della Commenda per un totale di ben 338 ettari sul territorio di Vignanello, tutti dati a livello. Probabilmente, l’acquisto fu fatto fra il 1805, anno di rioccupazione francese dello Stato Pontificio, annesso all’Impero napoleonico il 17 Maggio 1809, o più precisamente dopo il 25 aprile 1810, data del decreto di abolizione delle corporazioni religiose, e non oltre evidentemente il 1818. Tuttavia, visto che lo Stato Pontificio fu ricostituito il 24 gennaio 1814, si può ulteriormente restringere il periodo di indagine. I beni di altre commende furono vendute dal Governo Repubblicano già nel 1798, fra cui anche quelli della Commenda di S. Giovanni e Vittore di Montefiascone e quelli della Commenda di S. Lucia di Viterbo, i cui pochi beni residui furono accorpati alla Commenda di S. Maria in Carbonara, come si evince dal cabreo del 1830[16].

Da questo momento, termina la storia della Commenda come parte dei possedimenti dei Cavalieri Gerosolimitani.

© MAURIZIO GRATTAROLA 2017

BIBLIOGRAFIA


[1] Francesco Cristofori, in “Le tombe dei Papi in Viterbo e le Chiese di S. Maria in Gradi, di S. Francesco e di S. Lorenzo , Siena 1887, pag. 8,

[2] Pietro Egidi, L’archivio della cattedrale di Viterbo, Forzani e C. Tip. del Senato, Roma 1906, p. 108, doc. 92 [= Bullettino dell’Istituto storico italiano 27]

[3] ibid., pp. 110 e 112, docc. 96 e 101

[4]“Life and religion in the Middle Age”  edito da Flocel Sabatè, pag. 146 che riprende un articolo apparso su Clemente Ciammaruconi “L’ordine templare nel Lazio Meridionale” Atti del Convegno Sabaudia 2009, Nicoletta Bernacchio “L’ospedale dei giovanniti nel Foro di Traiano e l’architettura ospitaliera a Roma nel Tardo Medioevo”. Vedi anche Bollettino della deputazione di Storia Patria dell’Umbria” vol 82, 1985, e “Capitolium” vol.30,  1955, pag. 327, Anthony Luttrell “The Hospittalers of Rhodes and their mediterranean world” Ashgate Publishing Company 1992 pag. 51

[5] Archivio Lagrimanti, “Fogli sciolti”, busta 9

[6] D. Andrews – A. Luttrell “A Hospitaller Tower near Orte” in Annales de l’Ordre Souverain Militaire de Malte, a. XXXI, n. 3-4 ( luglio- dicembre 1973 ) pp. 86-95“Il precettore [di S. Matteo di Orte] nel 1395 era Fr. Nicola de Orte;  nel 1446 e 1462 era Fr. Cuctuagino Silvestro, e nel 1453 le commende vicine di Centignano, Giove, Terni e Narni sono state unite, con sede ad Orte. Successivamente le proprietà intorno ad Orte sono diventate parte della commenda di Viterbo, e nel 1613 il cabreo di quella commenda descriveva San Matteo”

[7] Antony Luttrell The hospittallers around Narni and Terni: 1333-1373 BDSPU vol LXXXII, Perugia 1985 pg. 5.22. Luttrell afferma che nel 1466, nell’Umbria Meridionale le preceptorie di Cintiniano, Giove, Narni e Terni facevano capo alla preceptoria di S. Matteo di Orte. Egli infatti nell’Archivio dell’Ordine di Malta (cod. 375 f. 88-89) trova questa affermazione:

“Preceptoria Orti remanet capud infrascriptum sibi unitarum videlicet Sanctae Mariae de Cintiniano, Sancti Manigliani de Jovi, sancti Thome de narnea, sancti Petri de Rigone de Interamne cum suis membris in Sannia”

[8] Archivio Segreto Vaticano Diversorum de Camera Vol. 37 p. 156r

[9] Fondo Ruspoli Marescotti, faldone 251, doc. 1

[10] Fondo Ruspoli Marescotti, faldone 200 doc. 12

[11] L’atto è in ASVit, Fondo Notarile di Vignanello busta 42, Notaio Antonio Sancio dal 5 febbraio 1561 al 6 novembre 1562, volume VI, ff. 69-73 dell’11 maggio 1561

[12] Commenda di S. Matteo o Masseo a Orte, unita alle commende di Centignano, Giove, Terni e Narni nel 1453

[13] Commenda di S. Eligio (san Lo) a Terni

[14] Fondo Ruspoli Marescotti, faldone 196 doc. 5 Sopra il lavorare la tenuta del buschetto Che se la Com.tà o suoi particolari voranno lavorare la detta tenuta il Sig.re sia obligato concedergli acciò li pover ho.i si possino aiutare con le lor fatige però che quelli che li lavorano diano la medema risposta che danno detti homini allo Ill.mo et Ecc.mo Duca di Parma per le possessioni che ha detto Ill.mo Sig.re nel territorio di detta Terra et anco la medema risposta che piglia il preceptore della comenda di S. Maria de Cintignano che è nel medemo territorio”

[15] L’atto di affitto è in ASVit, Fondo Notarile di Vignanello, busta 63, Notaio Serafino Menicucci, ff. 139v.-142r. In questo documento S. Maria di Centignano viene indicata come un membro della Commenda di S. Matteo di Orte.

[16] Giuliano Romalli,“La magione di Bagnoregio”, in “L’ordine Templare nel Lazio Meridionale” pag. 295 segg.