La Chiesa del S. Angelo Custode


ANGELO CUSTODE DAL PORTONE B

La Chiesa del S. Angelo Custode si erge alla fine del Borgo del Molesino. E’ una chiesa piccola, si potrebbe dire modesta, ma che ha una storia interessante.

Questa storia inizia nel 1699, quando Alessandro Marescotti Capizucchi, fratello del Conte Cardinale Galeazzo e padre del futuro Principe Francesco Maria Marescotti Capizucchi Ruspoli, che aveva contribuito a chiudere il lato ovest del nuovo Borgo eretto da poco col Portone del Molesino, o forse il Conte ricevettero una richiesta da alcuni abitanti a cui uno dei due rispose così:

Essendoci stata fatta instanza da alcune persone divote di concedergli un sito nel Borgo di Molesino ad effetto, quando si ottenga la licenza dal Mons. Ill[ustrissi]mo Vescovo, di fabbricarvi una Chiesa sotto l’invocatione del Ss.mo Angelo Custode, e volendo noi cooperare a questa loro santa intentione, perciò havendogli conceduto gratis con nostro special rescritto il detto sito consistente in canne…[mancante nel testo ndr] con ordine se ne stipuli publico instr[omen]to [atto notarile ndr], e volendo non solo con questo, ma in ogni meglior modo cooperare a così pia opera, e con il nostro esempio animare gli altri a concorrerci secondo la loro possibilità e buona inspiratione, prometto [corretto in promettiamo ndr] e mi obbligo [corretto in obblighiamo ndr] di provedere tutto il legname che bisognarà per la detta fabrica. E con tale esempio chi vorrà contribuire alla spesa necessaria per la detta Chiesa si sottoscriverà qui sotto, obligandosi o a dar denari o robba secondo che il Santo Angelo Custode inspirarà, quali robbe o danari si dovranno consegnare o in mano del Depositario della Comm[uni] o del Cammerlengo della Compagnia del S. Angelo Custode ad ogni mio ordine. In vigna nello q[uest]o dì…”

Il biglietto, nella versione che ci è arrivata[1], è anonimo e senza data. Quindi è difficile sapere chi rispose così, anche se in quel momento il gestore del feudo era Alessandro, mentre possiamo essere più sicuri della data; un altro foglio contenuto nello stesso documento ci dice che i legnami necessari alla Chiesa erano già approntati a Gennaio 1699, il che lascia supporre che il biglietto fosse del 1698.

Una cosa importante che emerge dal biglietto è il coinvolgimento della Compagnia del S. Angelo Custode, che per altre vie sappiamo essere stata fondata il 13 settembre 1685[2] e di cui parleremo in un altro articolo.

Allo stato attuale delle ricerche, non si sono trovati documenti che indichino esattamente l’inizio dei lavori, né che li condusse o chi fu l’architetto che disegnò la Chiesa.

Il 28 Novembre 1704, Francesco Maria Marescotti Capizucchi (non ancora Ruspoli), che nel frattempo aveva sostituito il padre defunto nella gestione del feudo sempre su delega del cardinale Marescotti suo zio, scrive a Franco Altilia, suo depositario, una lettera nella quale dice:

“Sento dalla v.[ostr]a che si sia fatta l’armat[u].ra pp[er] coprire la tribuna della Chiesa dell’Angelo Custode e desidero, che andiate continuando ad assistere, perché si prosegua la fabrica, fino a tanto, che ci sono danari, il che mando il disegno a Corallo”.[3]

Quindi nel 1704, a cinque anni di distanza, la Chiesa era ancora in costruzione; non si sa cosa sia il disegno che Francesco Maria invia a Franco Corallo, uno dei suoi fedelissimi, che in quel momento stava seguendo tutti i lavori avviati a Vignanello, fra cui il taglio della Strada Maestra.

Molto probabilmente avvenne un cambiamento, se non radicale, visto che la Chiesa era in avanzato stato di costruzione, almeno profondo nel disegno: un’altra frase in una lettera di Francesco Maria a Franco Corallo del 29 Aprile 1705 ce lo fa intuire:

“Godo ancora nel sentire che si proseguisca il lavoro dell’Ang.[elo] Custode, la qual Chiesa facendosi nova da me, mi preme che riesca di tutta pp[er]fez.[io]ne pptanto ve la raccomando come ancora la Cappella del Cap.le Loddi ppsuadendomi che siate pp fare qualche cosa di buono stante l’impegno che avete preso, q.to si che non approvo che il quadro sia dipinto in muro, ma bensì vorrei che fusse in tela[4]. Credo parli del quadro oggi situato sull’altare maggiore.

E Franco Altilia, depositario del feudatario, poteva vantarsi il 27 Agosto 1705:

Continuo a far lavorare nella fabrica del S. Angelo Custode, essendo già li muri sopra alle stanze della Sacrestia arrivati al suo piano et anche alzato e perfezionato tutto il campanile, come anche il cammino incontro al d.o campanile che mostra un altro campanile consimile: e terminato che sarà d.o cammino ad uso di campanile che sarà tra questa sera, o domattina, s’attenderà alla stabilitura del mattonato della Chiesa e dell’altre stanze”.[5]

Il Caporale Loddi si era impegnato alla costruzione di un altare, mentre il quadro di cui parla Francesco Maria è probabilmente quello di S. Filippo Neri, a cui era dedicato l’altare.

E a lui infatti che Francesco Maria si rivolge poco dopo in una lettera del 7 Settembre 1705:

“Desiderando io pp la festa dell’Ang. Custode che sarà a dì 2. del pross. 8bre vedere perfezionata la chiesa nuova dedicata al d. S.to pp potervi in detto giorno farvi celebrare le p.me messe, per tanto sono a esortarvi che vogliate compire la bella, e pia oppa fatta della v.[ost]ra cappella con farvi le suppellettili sacre necessarie pp potervi celebrare”[6].

Altre lettere ci dicono che la Chiesa stava procedendo rapidamente. Nei mesi che vanno da Maggio a Settembre 1705, si possono contare non meno di trenta persone al lavoro, con la presenza costante di almeno cinque Mastri Muratori.

Le persone che vi stavano partecipando la ritenevano bella, anche se la costruzione era stata lunga e faticosa; infatti Franco Altilia scrive a Francesco Maria l’ 8 Settembre 1705:

“Ho fatto lavorare tutta la passata settimana […] e s’è coperto il tetto sopra le stanze del S. Angelo Custode, e sopra a d. tetto vi sono li muri attorno per il parapetto incollati e imbiancati, che serviranno per la loggia da farsi a suo tempo, e di fuori parimenti una buona parte a torno s’è incollato et imbiancato con occh’ovati a vetri, che fanno una belliss.ma vista, e nella Strada Romana si gode il prospetto d’essi e quando sarà fatta la loggia  V.S. Ill.ma s’haverà sodisfatione, perché fa una gran bella scoperta […] Questa mattina s’è incominciato il mattonato nella Chiesa del S. Angelo Custode, essendo già venuti li muratori, e mi par mill’anni vederla terminata, essendo sei anni ch’io ci fatico”.

Questa ultima frase è la conferma che la costruzioni venne iniziata nel 1699.

Finalmente, il 23 Ottobre 1705 Francesco Maria, ora Ruspoli, poteva scrivere al Vescovo:

“A Mons.re Vesc.o di Civita Cast.na

Ill[ustrissi]mo e Reve[rendissi]mo Essendo di già terminata in Vignanello la Nuova Chiesa dell’Angelo Custode e pensando io di farla aprire quanto p[ri]ma, ricordandomi della benigna intenz[io]ne, che V. S. Ill[ustrissi]ma mi diede quando fu in Vignanello, che voleva onorarsi di dirvi ella prop[ri]a la p[ri]ma messa, pp tanto sono a porgere le mie supp.che a V. S. Ill[ustrissi]ma di volermi compartire q[ues]ta gra[tia] assicurandola che sarà pp accrescere le mie tante obblig[azio]ni, che le devo. Io a tal’effetto mi stabilirò a Vig[nane]llo dove attenderò l’avviso se pp qualche giorno possa V.S. Ill[ustrissi]ma portarsi quivi ad onorarmi, e mentre le ratifico la mia vera, e distinta osservanza ambizioso de rincontri di molti suoi comandi mi confermo semp.re più…”[7].

Francesco Maria scriveva il 24 Ottobre 1705 a Franco Corallo:

 “Qui acclusa vi mando l’inscrizz.ne da mettere dentro sop.a la porta della nuova chiesa dell’ Ang.o Cust.e, la q.le sentendo da voi che sia di tutto terminata, ho risoluto di portarmi costì martedì venturo [27 Ottobre 1705 ndr] a Dio piacendo pp poter far celebrare la festa pp l’apertura di essa con tutta la magg.re solennità possibile”[8]. Torneremo sull’iscrizione.

La Chiesa veniva consacrata dal Vescovo Ascanio Blasi fra il 27 Ottobre, data di arrivo di Francesco Maria a Vignanello, e l’8 Novembre 1705, quando fu emessa una bolletta[9] contenente l’importo da pagare “a Gio Batta Claudo [o Plaudo] un giorno a polir la Chiesa dell’Angelo Custode nel giorno della funzione[…]” e a “Mastro Biagio Pangratio pp prezzo di 14 tavole servite pp far il pavimento e scalini della sedia, e baldacchino alla Chiesa dell’Angelo Custode”. Silvestro Fochetti[10], senza fornire la fonte, sostiene che la consacrazione avvenne il 4 Novembre 1705, mercoledì.

Nel 1707, fu affidata da Francesco Maria Ruspoli alla Compagnia del S. Angelo Custode. Il trasferimento della Compagnia dalla vecchia Chiesa Matrice avvenne con una solenne processione, a cui partecipò anche Francesco Maria Ruspoli vestito con sacco bianco, l’11 Giugno 1707[11]

Successivamente, dovette essere quasi subito trascurata: nella visita del Vescovo Sante Lanucci del 28 Settembre 1756, viene evidenziato in uno specifico decreto[12]:

-che il corpo di Santa Teodora, posto sotto l’altar maggiore, soffriva a causa dell’umidità

-che era necessario riparare la porta della sagrestia, e prevedere una bacinella per l’abluzione delle mani dei sacerdoti e di un incensiere

-che i paramenti sacri era in condizioni precarie

-che gli stemmi Ruspoli, quello sotto la finestra sulla facciata e quello “sub lacunari” dovessero essere restaurati

Il decreto del Vescovo “pro executione commendavit R. D. Canonico Joachim Fedeli huius Ecclesiae Rectori”.

L’attuale configurazione della chiesa dovrebbe essere derivata da un restauro effettuato nel 1999[13].

Sia dalle lettere che da alcune immagini, sappiamo che la Chiesa aveva alcune caratteristiche purtroppo non più esistenti:

-alle spalle dell’attuale Chiesa, c’era, come c’è, la sagrestia, a cui si accedeva anche da una scala posta sulla parete posteriore; la scala è ancora esistente, ma il piano superiore della sagrestia è ora occupato da una abitazione privata;

-la chiesa aveva due campanili: ce lo dice la lettera di Franco Altilia del 17 Agosto 1705 indirizzata a Francesco Maria:

“Domani si farà l’astrico nella chiesa del S. Angelo Custode acciò s’asciutti presto e lunedì credo d’haver li quadroni per poi subito far il mattonato. Li due campanili consimili fanno una bellis.ma vista, e quello nel quale sonarà la campana nella Porta della Terra fa una bellissima vista[14].

La vista della Chiesa nel dipinto di Vignanello di Jan Frans Von Bloemen ce lo conferma.

-Sulla facciata c’erano due guglie laterali e al centro del timpano sopra la porta uno stemma di casa Ruspoli, probabilmente simile agli altri dell’epoca, con gli stemmi affiancati delle case Ruspoli e Cesi, opera dello scalpellino Paolo Testa:

“Pagato a Mastro Paolo Testa scarpellino scudi dodici pp costo e manifattura dell’arme di S[ua] S[igno]ria Ill[ustrissi]ma di peperino dal sud[ett]o fatta e situata già sopra la porta della nuova Chiesa del S. Angelo Custode in conformità del conto altre volte dal d.o scarpellino dato e tarato e concordato dal Corallo con ordine n. 579 spedito li 7 gennaio 1707

[Faldone 219: Bolletta n. 579 Adì 7 gennaro 1707 D. Franco Pilli N.ro Depos.io pag.te scudi 12:- m.ta a Paolo Testa scarpellino pp costo dell’arme di peperino posta sopra la porta della Chiesa del Ang:lo Custode] “[15].

LE GUGLIE SPARITE DELLA CHIESA DEL S. ANGELO CUSTODE

LE GUGLIE SPARITE SULLA FACCIATA

POSIZIONE DELLO STEMMA

RICOSTRUZIONE IPOTETICA DELLA PORTA CON LO STEMMA

Lo stemma fu posto in opera a Dicembre del 1705[16].

-Molto probabilmente, la porta originale aveva anch’essa lo stemma Ruspoli-Cesi, perché un intagliatore viene pagato per questo lavoro[17]

-La composizione originale della Chiesa al momento non è nota: certo ci dovevano essere almeno due altari laterali, in quanto nelle lettere di Francesco Maria Ruspoli sono citati più volte i due che le stavano approntando, il Caporal Loddi e Iacomo Serdomenici. Oggi nella chiesa rimane solo l’altare maggiore, con un quadro raffigurante S. Francesco mentre riceve le stimmate.

Questo quadro, molto probabilmente, era quello situato nella Collegiata fino al 1727, quando l’altare dedicato al Santo, nel corso dei festeggiamenti a Vignanello per la beatificazione di S. Giacinta, avvenuta l’anno prima a Roma, fu dedicato alla Santa. Il quadro è opera di Sigismondo Rosa[18], autore anche del quadro di S. Biagio presente nella Collegiata.

S. FRANCESCO SULL'ALTARE MAGGIORE

SIGISMONDO ROSA – SAN FRANCESCO RICEVE LE STIMMATE

Rimangono ancora

-un quadro di S. Filippo Neri entrando a sinistra, copia del quadro del Guercino conservato a Roma nelle Camere di S. Filippo Neri, che il Professor Giorgio Felini ritiene di essere di mano dello stesso Sigismondo Rosa

S. FILIPPO NERI

ATTRIBUITO A SIGISMONDO ROSA – SAN FILIPPO NERI

-un quadro di una Madonna con bambino sulla destra, copia per ora non attribuita del dipinto conservato nel Gloria della Collegiata, quest’ultimo di attribuzione molto incerta, anche se vari documenti lo definiscono di mano di Annibale Carracci

MADONNA CON BAMBINO

MADONNA COL BAMBINO – COPIA DEL QUADRO SITUATO NEL GLORIA DELLA COLLEGIATA

Se questa era anche la disposizione originale, allora a sinistra c’era l’altare di S. Filippo Neri e a destra quello della Madonna.

-Sotto l’altare maggiore era stato depositato il corpo di Santa Teodora, che fin dall’inizio ebbe problemi con l’umidità, e fu trovato, come abbiamo visto, in cattive condizioni nella visita pastorale del Vescovo Sante Lanucci nel 1756; secondo Silvestro Fochetti[19], che però non cita la fonte, fu portata dalla Catacomba di Ciriaca a Roma nella chiesa nel 1727. Fin dal primo momento ebbe problemi per l’umidità, tanto che si procedette a ripararlo circondandolo con del carbone[20]. La data, che coincide con la dedicazione nella Collegiata di un altare a S. Giacinta, prima dedicato a S. Francesco, e la sostituzione del quadro dello stesso Santo con quello della Santa[21], potrebbe far presumere, come prima detto, una nuova sistemazione dell’ altare maggiore, con lo spostamento del quadro di S. Francesco

-Forse nella stessa data furono posti nella chiesa, sopra le due aperture laterali della tribuna che portano alla sagrestia, i due quadri su tavola che rappresentano episodi della vita di S. Giacinta, “La consegna dei ‘sacchi’ alla Confraternita” e “La Beata Giacinta parla ai ‘Sacconi’”, anch’essi di mano di Sigismondo Rosa[22]

 

S. GIACINTA SINISTRAATTRIBUITO A SIGISMONDO ROSA – SANTA GIACINTA PARLA AI SACCONI

S.GIACINTA DESTRAATTRIBUITO A SIGISMONDO ROSA – LA CONSEGNA DEI ‘SACCHI’ ALLA CONFRATERNITA

-al centro del soffitto a cassettoni c’era un stemma Ruspoli-Cesi intagliato in legno

SOFFITTO A CASSETTONI

IL SOFFITTO A CASSETTONI DI AUTORE IGNOTO

-gli “ovati” oggi chiusi erano aperti e vetrati, e dovevano essere su entrambi i lati della chiesa, se, come dice Altilia, facevano bella mostra dalla Strada Romana, dalla quale il fianco a ovest della chiesa non è visibile

-All’interno della Chiesa, che fu la prima visitata da Papa Benedetto XIII nel suo viaggio a Vignanello nel Novembre 1725, c’erano almeno tre lapidi che oggi non ci sono più[23]:

Sopra la Porta della Chiesa dell

Angelo Custode al di dentro

vi è l’iscrizzione seg.[eguen]te

D.O.M

Franciscus Maria Ruspulus

S.R.E. Cardinalis Mariscotti Nepos

Comitis Alexandri Capisucchi Filius

Templum hoc

Divo Angeli Custodi

erexit, et dicavit,

et pro quotidiano Missae sacrificio

Munificenter dotavit

Anno D.ni MDCCV

In Cornu Epistolae della Cappella di S. Filippo

Nerj si ritrova scritto

D.O.M.

Benedicto XIII P.O.M.

Die 6. 9mbris anno jubilei 1725

Hanc Insignae Terrae ingresso

Hac in Ecclesia p.m oranti

Die 7. Mensis ejusdem

In B. Philippi Neri ara sacra facienti

Franciscus M.a Princeps Ruspulus

monumentum poni jussit

In cornu Evangelij della retroscritta cappella

D.O.M.

Benedicto XIII P.O.M.

Die 6. 9mbris Anno jubilei 1725

Sacra ab hac aede egresso

Fran.cus M.a Princeps Ruspulus

Aureas Insignis Terrae huius claves

In obedientiae testimonium obtulit

Perpetuumque fecit

 

La prima lapide è stata probabilmente sostituita da quella visibile oggi e relativa ad un restauro.

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L’ATTUALE LAPIDE SOPRA LA PORTA CHE RICORDA UN RESTAURO DEL 1819

Le ultime due lapidi, come abbiamo detto, ricordavano quanto successe alla arrivo di Benedetto XIII nel suo viaggio a Vignanello il 6 Novembre 1725:

Poiché subito si incontra la Chiesa dell’Angelo Custode fatta eriggere alcuni anni sono a proprie spese di S.E. e ridotta a tutta vaghezza, e perfezzione, Sua Santità smontò di carrozza ed entrò in d. chiesa dove si trovarono a riceverlo l’ E.mo Sig. Cardinal Coscia, che sin dal sabato a sera precedente s’era portato in Vignanello. Vi si trovorno parimente due Maestri di Cerimonie di S. S[a]n[ti]tà, cioè Monsig.re Gambarucci, Arcivescovo di Amasia, e Monsig.re Reali quali parimente s’erano portati in d.a terra la sera antecedente. Vi era anche Monsig.re Tenderini Vescovo Diocesano, e Monsig.re Ruspoli, figliolo di S.E., e tutto il Clero e Magistrati.

 

Nell’entrar che fece S. Santità in d.[ett]a Chiesa fu subito intonato da Musici di d.[ett]o luogo = Ecce Sacerdos Magnus =, Sua Santità inginocchiato avanti l’altare maggiore, vi terminò il suo officio, et altre preghiere, e doppo fece orazione all’altare di S. Filippo Neri, che da S.E. è stato fatto espressamente pp la gran devozione che S. Santità ha verso il d.[ett]o. Santo.

 

Nell’uscir che fece N[ost]ro Sig.[no]re da d[ett]a Chiesa furongli da S.E. presentate due bellissime chiavi dorate ligate insieme con vago, e ricco cordone con fiocco d’oro, che S. Santità prese in mano, e doppo haverle benedette le ripose nel bacile d’argento dorato sostenuto dall’Ecc[ellentissi]mo D. Alessandro, dicendo con espressione di molt’affetto = che quelle chiavi stavano in buone mani”.[24]

C’è solo da aggiungere che nella Chiesa nel 1724 fu depositato, in attesa del suo trasferimento alla Collegiata, proprio il quadro della Madonna col Bambino che ora è situato nel Gloria della Collegiata.

 

©MAURIZIO GRATTAROLA FEBBRAIO 2016

[1] Archivio Segreto Vaticano (ASV), Fondo Ruspoli Marescotti (FRM), faldone 252 doc. 49

[2] ASV FRM faldone 200, doc. 46

[3] ASV FRM faldone 605, doc. 50 “Diverse lettere di Francesco Maria Ruspoli dal 1703 al 1708”

[4] ibidem

[5] ASV FRM faldone 279 “Lettere di diversi sopra varij affari di Vignanello”

[6] Vedi nota 3

[7] ibidem

[8] ibidem

[9] ASV FRM, Filze di Giustificazioni di Vignanello, faldone 15

[10] “Regole e costituzioni della Compagnia de’ Sacconi” Eurantico Edizioni, Vignanello 2007

[11] Vedi nota 2

[12] Vedi nota 2

[13] Vedi nota 10

[14] Vedi nota 5

[15] Vedi nota 9

[16] Vedi nota 9

[17] Vedi nota 9

[18] “ll volto di S. Giacinta-Iconografia di Santa Giacinta Marescotti”, Giorgio Felini, Catalogo della Mostra, Agnesotti

Viterbo 2007, pag. 46-“Francesco Trevisani e Antonio Canevari nella chiesa delle Stimmate di S. Francesco” Maria

Celeste  Cola, pag. 525, in Aa. Vv.  “La festa delle arti-scritti in onore di Marcello Fagiolo per cinquant’anni di studio”

Gangemi editore, Roma 2015

[19] Vedi nota 10

[20] Vedi nota 1

[21] ASV FRM, Filze di Giustificazioni di Vignanello, faldone 23, Entrate e uscite a denari del mese di Maggio 1727

[22] Vedi nota 18, “Il volto di S. Giacinta ecc.” pagg. 57-59. Tutte le informazioni relative ai quadri sono state fornite dal Professor Giorgio Felini

[23] Vedi nota 2

[24] Relazione anonima della visita di Benedetto XIII a Vignanello, ASV FRM, faldone 154, doc. 65